Storie e Storia ai Prangi (da un post di FB)

Pubblicato da Francesco Papa in mare e coste · 3/7/2016 19:53:00
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STORIE E STORIA AI PRANGI
..per chi non lo sapesse i Prangi (Prangos in spagnolo) sono le piante selvatiche dell’anice stellato, o finocchio selvatico, che qui ancora oggi crescono abbondanti ed altissime, spezia dei poveri, otttima per le salsicce e i tarallini.
… un luogo dimenticato, che meraviglia il passante che per caso vi arrivi. Miracolosamente un breve tratto di costa, troppo impervio forse, si è salvato da costruzioni selvagge e vive una sua vita autonoma e distaccata, come se fosse ancora immerso nei secoli passati. A fianco il piccolo fiordo della Seggiola, rovinato dalla più folle speculazione, inquinato, fra grotte marine chiuse no si sa perchè. Verso nord la Piedigrotta o Madonnella, la falesia a picco impedisce di vedere l’uno e l’altro, e così la piccola insenatura dei Prangi, impervia e franosa, resta isolata la in mezzo. La strada frana, è una discesa e salita pericolosa, travolta dall’incuria. Vi cresce fitta la foresta spontanea, il corbezzolo selvatico cresce spotaneo (qui detto cacummero). Fra i cespugli vive una serie di grandi e piccoli animali, divisi fra i livelli diversi. Domina tutti il falco pellegrino, che piomba improvviso sui colombacci mentre volano, e cattura i serpenti che osano strisciare allo scoperto.
Di notte il grande barbagianni (u paparojanni nel dialetto locale) appare spaventoso per un attimo, immagine dei fantasmi.,
Le volpi sono tenute a bada dai cani, mentre i gatti semiselvatici non fanno paura alle martore ed alle faine. Vita grama per i poveri serpenti, che cacciano i topi che vengono fuori dalle gallerie.
I falchetti ed i colombacci si dividono il cielo con i gabbiani, mentre i grande cormorano, solitario, nei mesi invernali, caccia scendendo in profondità.
Il mare era fitto e popoloso di pesci magnifici, i saraghi, che qui regnavano, le orate, le spigole, le murmure, i cefali, triglie, polpi,, ricci,mozzoni, tracine, e i pesci venuti dal Mar rosso, come i surici, (murici) e il pesce balestra, che qui chiamano pesce porco.
Ma la fame e l’avidità hanno quasi spopolato il mare, oggi le ricciole pregiate che si pescano qui valgono molti soldi, e non c’è pace per loro. Disoccupati affamati raccolgono le lumachine e le patelle, cacciano i pochi polpi rimasti, rendendo un deserto la roccia subacquea.
L’unica bestia cattiva è l’uomo, ma qui vive una specie particolare,di filosofi e di poeti, di spiaggiati e naufraghi. Le storie personali si confondono con le storie del mare e con la grande storia che è passata per caso da queste parti.
Le grotte ( Centofontane, dei saracenci, del bue , della piscina) scavate dal mare nella falesia di tufo, non sono certo le grotte marine della Puglia o del Circeo,ma hanno un loro fascino. Fino agli inizi del 900, qui c’era la foca monaca,(il bue marino) che viveva in queste grotte assieme ai Lamantini (sirenidi),
Ulisse vide le sirene, e molte storie di sirene si sentono ai Prangi, per coprire la storia di avidità e di fame : il grasso dei lamantini e delle foche serviva e si vendeva, e furono sterminati.
La piccola sorgente porta acqua frechissima proveniente dalle nevi delle montagne vicine,e una miriade di piccoe sorgenti sgorga nelle vicinanze (si chiamava appunto Centofontane)
Molti strani buchi circolari nella roccia tufacea, non potrebbero essere intesi se non si ricorda che qui venivano montate le grandi tonnare fino agli anni 70. Le reti venivano legate con le corde in quei fori fatti nella parete rocciosa. Immense quantità di tonno venivano catturate ai Prangi e nelle zone vicine. Ma ora i branchi vengono inseguiti e catturati in alto mare.
Per anni la roccia tufacea è servita per costruire le case i templi ed i palazzi. La cava è stata chiusa nel 1890, restano i segni dell’attività.
Molte storie sono dei Prangi e qui è passata forse anche la grande storia. Ma oggi qui si vivono altre storie.
Gli strati rocciosi piegati dal lento terremoto, nascondono una infinità di storie. Un po per volta ne parleremo.