DESCRIZIONE DEL CASTELLO DI PIZZO NELLA REINTEGRA DEL 1694
(fonte Fasti e Nefasti della Città di Pizzo di Raffaello Molè)
«II Castello sta contiguo con il muro, e fosso della città, dentro il suo fosso circondato di muri, eccetto dalla parte di mezzogiorno per ritrovarsi una distesa collina, e prerupe, isolato in mezzo di esso, con la giurisdizione di palmi 40 attorno detto fosso, e della suddetta parte di mezzogiorno sino alla ripa del mare. Il suo principio è stato una torre tonda fabbricata ad uso francese, oggi unita con detto castello, e viene chiamata la torre mastra, e fu ampliato da Ferdinando d’Aragona re di Napoli, al quale li concesse non solo molti giurisdizioni, e privilegi, ma parimenti arricchì delli medesimi la detta città, quali originalmente si conservano nei libri dello studio del dottor Antonio De Martinis d’essa, e copia in cartapecora dal Sindaco dei Nobili della suddetta, e da maggior parte di quelli si ritrovano in eseget. et ultimo loro furono confirmati da Ferdinando II re, l’anno del Signore 1504 e si tiene notizia che il soprascritto Ferdinando avesse consegnato detto castello ad Henrico Sanseverino e Carlo suo nipote, in quel tempo conte di Mileto, et oggi vien dominato, dal suddetto Ecc. Signore Principe di Mileto (duca dell’Infantado), con i medesimi privilegi assieme con la nominata città; di poter entrare dentro di essa, e servirsene del largo posto avanti d’esso e sopra nominato palazzo. Nell’entrare si vede il luogo dove prima stava una porta quale oggi è mancante e si può ponere; verso la parte di ponente con un ponte di legno levaticcio di lunghezza di palmi 40 incirca mantenuto da due mura di sotto per dentro suo fosso; si arriva al portone nuovamente fatto di grossa legname, sopra d’esso scolpito in marmo l’insegna di esso Ecc. Signore, al rimpetto dell’entrata una grada di legno con muri attorno dalla parte del basso;
DESCRIZIONE DEI LOCALI DEL PIANO TERRA DEL CASTELLO
a mano destra cinque carceri successivi; alla sinistra un altro carcere grande, ambi con le loro porte e grade;
DESCRIZIONE DEI LOCALI DEL PRIMO PIANO DEL CASTELLO
si saglie per una breve scala di pietra nello primo piano dove sta la cisterna d’uso, e comodo d’esso, alla destra altre quattro camere, e un altare, e di rimpetto altre quattro camere, due d’esse vengono occupate dalli castellani, e lo de più per carcere;
DESCRIZIONE DEI LOCALI DEL SECONDO PIANO DEL CASTELLO
per un’altra scala di pietra si saglie nel secondo piano con atrio scoperto, dove vi sono cinque finestroni guardantino la strada della marina, piaza, ed entrata della città, e parte d’ essa assieme con lo detto palazo della Corte, e lido del mare, sul quale vi sono sei cannoni di bronzo detti falconetti con le loro carrette di legname ed atti a disparare, ed in uno pontone verso Levante vi sta l’asta della bandiera che si pone nelle festività maggiori con l’insegna dell’una e dell’altra parte del soprascritto Ecc. Signore;
DESCRIZIONE DEI LOCALI DELLA TORRE MASTRA DEL CASTELLO
e da detto primo piano et attaccata con la suddetta cisterna una porta dalla quale mediante un piccolo ponte di legno si va nella soprascritta torre mastra, che si entra per una piccola porta e di rimpetto vi si trova una carcere criminale (Ivi fu rinchiuso Gr. Murat ) posta in mezzo le mura d’essa torre, e più sotto vi era una altra camera detta il centimolo (Locale attrezzato per fare il pan e) quali oggi sta serrata e si scendeva per dentro un muro di detta carcere.
Per un’altra stretta scala di pietra posta nelle mura d’essa si saglie sopra di quella, e in mezzo vi è una camera, e circondata di un largo, dove si vedono sei finestroni che tengono soggetta la maggior parte di essa città e guardantino il suddetto palazo, e largo avanti d’esso, non avendo altra uscita, se non dal menzionato largo.»
La disposizione generale del fabbricato si conservò la stessa fino a qualcbe anno fa, quando l’Intendenza d’Antichità e belle Arti di Reggio 0., dopo aver restaurata la parte inferiore del castello ? demolì, non sappiamo perché, le casematte che davano sulla Marina (Queste casematte, erano state riedificate nel 1790 a cura e spese del Duca dell’Infantado, essendo le primitive crollate, in seguito al violentissimo terremoto del 1783.), mentre esse rappresentavano un vero cimelio storico, in quanto nella prima stanza, il 13 ottobre 1815, si riunì la Commissione Militare presieduta dal generale Vito Nunziante, e pronunziò, contro lo sventurato ex Re Gioacchino Murat, la sentenza di morte.
PIANTA DEL CASTELLO
IL LIBRO D’ORO DEI VISITATORI