A Pizzo con periodicità variabile, compatibilmente con i contributi pubblici, è dal 2004 che viene realizzata la Rievocazione Storica dello Sbarco, Arresto, Condanna e Fucilazione del Re Gioacchino Murat.  Vengono rievocati ad opera dell’Associazione Culturale Gioacchino Murat Onlus di Pizzo gli ultimi 5 giorni di vita di questo grande e sfortunato re a partire dallo Sbarco avvenuto l’8 ottobre del 1815 fino alla fucilazione eseguita il 13 ottobre successivo dalle truppe borboniche della Guardia Reale Borbonica.

Tale iniziativa culturale, nelle varie edizioni, si è sempre dovuta confrontare con detrattori di vario tipo a cominciare dai neo-borbonici che l’anno accusata di inutilità se non addirittura di dannosità. Ma a parte questi pochissimi nostalgici di regimi del passato sepolti nelle nebbie della storia, la totalità delle forze sociali moderne ci hanno sempre sostenuto ritenendola un’opera di particolare importanza culturale per lo sviluppo economico, sociale e civile del nostro territorio.

Ma che cosa è rimasto a Noi di questo signore di nazionalità francese e nazionalizzato napoletano nominato dall’Imperatore Napoleone Bonaparte nelle funzioni di Re di Napoli. Vale la pena continuare a ricordarlo addirittura con una Rievocazione storica a livello nazionale oppure faremmo bene a dimenticarlo nelle nebbie della storia.  Ebbene in questo breve articolo cercheremo di dare una risposta alla domanda. Una delle tante cose che ci differenziano dagli animali è la capacità di ricordare le cose del passato. Ognuno di noi ha un proprio bagaglio di ricordi che costituiscono la memoria individuale. Ognuno di noi ricorda pure fatti ed eventi che riguardano non solo la sfera individuale ma anche quella collettiva della quale egli fa parte. La recente pandemia ormai fa parte sia della memoria individuale che di quella collettiva. Ma i ricordi come tutte le cose di questo mondo sono destinati prima o poi, con l’avvicendarsi delle generazioni, a finire nel dimenticatoio.   La memoria personale nasce, vive con noi e finisce con noi. La collettiva, invece, nasce con noi ma continua a vivere anche dopo la nostra singola scomparsa dal palcoscenico di questo mondo in quanto, per sua natura, fa parte del patrimonio naturale anche di altre persone che continuano a vivere. Persone che ne parlano,  scrivono dei fatti storici che li ha visti protagonisti nei libri e nei media, pubblicano video, li raccontano in famiglia e tra gli amici e così via. Ma nonostante ciò anche in questi casi, a lungo andare, essa può finire   dimenticatoio della storia a meno che ci siano organizzazioni ed enti vari i quali si occupano della sua conservazione, promozione e valorizzazione come l’Associazione Culturale Gioacchino Murat Onlus, e tutte le Associazioni storico culturali di ogni genere che in Italia sono moltissime. Oggettivamente raccontando delle  tragiche giornate murattiane tra l’8 ed il 15 ottobre del 1815 sono stati tra gli avvenimenti storici più importanti capitati alla Comunità dei Pizzitani. Pizzo per una settimana divenne il centro il centro della storia europea oltre che nazionale del Regno di Napoli. Di questo piccolo borgo marinaro collocato su di un costone roccioso nel mezzo del basso tirreno sono oltre due secoli che se ne parla in tutta Europa con la Francia in particolare ed a Napoli nello specifico. Numerosi sono stati nei decenni passati e lo sono ancora i visitatori di Pizzo attratti dai luoghi murattiani. Pizzo è oggi un potente attrattore turistico universalmente riconosciuto ancora tutto da valorizzare e sviluppare al massimo. Oltre a Murat con il Castello e la Chiesa di Piedigrotta Pizzo ha molto da offrire al visitatore nazionale e/o europeo. Quindi la Rievocazione murattiana ha il diritto di essere annoverata tra i più importanti eventi culturali della Calabria per tutti i benefici diretti ed indiretti che arreca al territorio calabrese.  Ma oltre a questi esistono altre ragioni per ricordare Re Gioacchino Murat che ricordo a tutti è sepolto nella grande fossa comune. Fa parte della Rievocazione anche la Santa Messa Solenne in suffragio dell’anima del Re che annualmente viene celebrata nella Chiesa di San Giorgio. Tale messa non è una messa normale ma è una messa riparatoria che si conclude con la benedizione dei resti mortali del Re Gioacchino sopra la botola di accesso alla cripta. Certo i Pizzitani dell’epoca o una parte minoritaria di loro, hanno contratto un grosso debito d’onore con il malaugurato Re. E’ indubbio l’aiuto che costoro diedero alle forze borboniche per la sua cattura facendogli un torto e ricevendone lauti benefici da parte della Corte Borbonica. Benefici economici ed onorifici durati fino alla venuta di Giuseppe Garibaldi. Certo che per essere una riparazione è ben poca cosa. Una vera e sincera riparazione dovrebbe comprendere la ricerca della ossa, la loro individuazione e la loro collocazione in una tomba reale da realizzare all’interno della Chiesa di San Giorgio o del Castello Murat.

Sugli ultimi giorni di vita di Murat sono stati scritti in questi duecento anni molti libri dei quali molti si trovano nella Biblioteca Murattiana presso il Castello Murat di Pizzo. Libri che hanno costituito le fonti informative di base utilizzate per progettare e realizzare la rievocazione stessa. Murat sbarca a Pizzo Marina alla foce della fiumara Vallisdea nella mattinata dell’8 ottobre 1815 che era Domenica. Dopo una serie di vicissitudini raccontati nel corso dell’evento rievocativo  arriva nella Piazza della Repubblica. Qui molti gli eventi dopo i quali prende la strada per Monteleone presso il quale sapeva avere molti sostenitori. Ma a metà percorso viene tradito ed arrestato dal Capitano Trentacapilli. Condotto al Castello viene sottoposto a processo e condannato a morte. La condanna a morte mediante fucilazione viene eseguita 15 minuti dopo essergli stata comunicata. Così a Pizzo finì la vita di questo prode di Francia ricordato tra i più grandi cavalieri della storia, ma non terminarono le sue idee unitarie che via via presero sempre più piede nelle coscienze delle popolazioni italiane  tali da essere considerato oggi un protomartire del Risorgimento italiano. Pizzo dal canto suo pagò amaramente questo evento allorquando nei corso dei moti rivoluzionari del 29/06/1848 venne occupata dalle forze borboniche che dimentiche del periodo murattiano la misero a ferro e fuoco menando stragi tra la popolazione.

Giuseppe Pagnotta Presidente Associazione Culturale Gioacchino Murat Onlus