ORLANDO ACCETTA
SCRITTORE, POETA E GIORNALISTA
David Donato
grande artista calabrese
è morto
Assente l’intellighenzia pizzitana e vibonese
di Orlando Accetta
Lo scorso 20 gennaio è morto David Donato, grande poeta, commediografo, scrittore e giornalista.
L’artista era nato a Feroleto Antico, comune di circa 2000 abitanti in provincia di Catanzaro, il 5 ottobre 1926. A poche settimane dalla sua nascita i suoi genitori si trasferirono a Pizzo, Città nella quale visse fino alla scomparsa e dove, già da ragazzino, seppe farsi stimare ed apprezzare da quelli che per una vita intera divennero i suoi compaesani, rivelando da subito la sua grandissima umanità, elevato senso del sociale, un impegno costante e progressivo a livello culturale, etico, morale, non disgiunto da una profonda religiosità che lo vide proiettato nell’ambito delle aggregazioni a sfondo religioso, lui credente, che andavano sviluppandosi all’interno del Duomo di San Giorgio, allora fulcro, anima, motore propulsivo e testimone di ogni vicenda lieta e meno lieta di tutta comunità pizzitana.
Per come lui stesso ci raccontava qualche anno fa, quando ancora nulla faceva presagire il tremendo destino che gli sarebbe stato riservato da lì a poco, la sua innata curiosità lo spingeva a frequentare i luoghi, pochi per la verità, dove era possibile fare cultura: farmacie, circoli nobiliari, retrobotteghe, associazioni, case private, dove spesso era invitato per la sua vivacità e il suo schietto e forbito parlare, o dove soltanto si recava di sua iniziativa per apprendere, per conoscere, per approfondire dai discorsi dei grandi.
E il giovane David cresceva nel fisico, nell’intelletto, nella cultura, ben presto divenendo un importante personaggio di riferimento, anche per i vari numeri unici stampati a Pizzo, a sfondo culturale, politico, critico, satirico, molti dei quali furono realizzati e curati direttamente dallo stesso, quale creatore e direttore, all’interno dei quali dava sfogo alle sue gioie, al suo impegno a favore della sua città di adozione, alla sua vena poetica che andava sempre più sviluppandosi in un’inverosimile progressione, sempre in piena umiltà, mai ergendosi a saputello, sempre disponibile a dare suggerimenti e consigli, mai pago dei risultati raggiunti, fino a quando, a soli quindici anni iniziò la sua impegnata e incisiva attività giornalistica quale corrispondente de “Il Messaggero”, dal 1941 al 1943, che gli fece guadagnare l’iscrizione all’Ordine dei Giornalisti della Calabria come pubblicista.
Fu nominato Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana e, dagli anni immediatamente successivi alla seconda guerra mondiale, fu tenuto in alta considerazione, non solo a Pizzo, per la felice intuizione che ebbe nel creare e portare vanti sino al 1956, con alcuni suoi fedeli amici e collaboratori che di lui avevano grande stima e considerazione, il grande “Carnevale di Pizzo”, città periferica che allora, per suo merito indiscusso, fu definita la piccola Viareggio del Sud. Manifestazione di grande valenza artistica, culturale, ricreativa e aggregativa, capace di richiamare migliaia e migliaia di osservatori provenienti dal circondario vibonese, innanzitutto, ma anche da tutta la Calabria. David Donato fu senz’altro e sempre un pioniere.
Dal 1971 fu corrispondente del quotidiano “Il Tempo”, e sono al suo attivo numerosi articoli e saggi di varia cultura pubblicati in riviste e periodici locali, tra cui la prestigiosa rivista “Calabria Letteraria” fondata e diretta per un cinquantennio dal compianto professor Emilio Frangella. Da non dimenticare, poi, le sue richieste e valide collaborazioni con radio e televisioni locali.
Scisse un libercolo col quale canta Pizzo, la sua amata città che lo accolse bambino, “Carosello Pizzitano”, ed è autore di tre sillogi di poesia dialettale: “Fambùgghji” (Trucioli), “Acquazzina” (Rugiada) e “Vivulìji” (Lucciole).
Nel settembre 1974 vinse il primo premio per la poesia dialettale al XV concorso letterario internazionale “Calabria Domani” a Scalea; nel maggio 1976 ottenne un diploma d’onore per una poesia in lingua al primo premio nazionale di poesia “Petrizzi”; nel luglio 1976 ottenne un diploma d’onore con segnalazione per una poesia dialettale al primo premio internazionale “Calabria” a Catanzaro; nell’ottobre 1976 si meritò un diploma d’onore al premio di poesia dialettale “Angelo Vaccaro” bandito dal circolo artistico e culturale di Crotone; nel dicembre 1976 bissò la vittoria, guadagnandosi il primo premio per la poesia dialettale al XVII concorso letterario internazionale “Calabria Domani” a Scalea; nel mese di dicembre 1976 conseguì un diploma d’onore con medaglia al premio internazionale di poesia “Città di Catanzaro” con una poesia in lingua; nel maggio 1977 vinse il secondo premio per la poesia dialettale al concorso nazionale di poesia bandito dal centro sociale di educazione permanente di Oppido Mamertina; a giugno 1977 ottenne un diploma d’onore e medaglia d’oro alla V edizione dei premi nazionali di poesia a Chiaravalle Centrale per una poesia in lingua; il 16 ottobre 1977 ottenne la segnalazione con diploma alla terza edizione del concorso di poesia dialettale “Vittorio Butera” a Conflenti; il 21 aprile 1978 ottenne un diploma d’onore con medaglia al XXII premio letterario “Città di Viareggio” per un racconto di Carnevale; il 6 agosto 1978 ottenne l’undicesimo premio con targa d’argento, diploma e una xilografia del pittore Raffaele Marotta alla terza edizione del premio letterario internazionale di Tolentino Terme per un racconto; il 26 agosto 1978 ottenne un diploma d’onore e medaglia d’oro alla VI edizione dei premi nazionali di poesia a Chiaravalle Centrale per una poesia in lingua; a gennaio 1979 conseguì il quarto premio per la poesia dialettale al II concorso nazionale di poesia bandito dal centro sociale di educazione permanente di Oppido Mamertina; il 2 settembre 1979 ebbe un diploma di merito per la poesia in lingua alla quarta edizione del premio letterario “Casentino” di Poppi (Arezzo); il 30 settembre ricevette il V premio alla II edizione del premio nazionale di poesia Unla di Rosarno; il 15 dicembre 1979 una menzione d’onore per la poesia dialettale al I Trofeo delle Nazioni edito dall’agenzia giornalistica “Il Passaporto” di Roma; il 14 febbraio 1980 menzione d’onore alla X edizione del premio “San Valentino” di Terni per una poesia d’amore in lingua; il 9 settembre 1980 menzione d’onore per la poesia dialettale al II premio nazionale di poesia “Città di Amantea”; il 9 maggio 1981 menzione d’onore alla II edizione del premio di poesia dedicato alla mamma dell’editore Carello di Catanzaro per una poesia in lingua.
E ancora, nel 1989 ottenne la Medaglia d’Oro per la saggistica nella XXI edizione del “Pino D’Oro”, tre sue commedie sono state premiate nel Concorso Nazionale di Teatro di Soveria Mannelli e al Concorso Nazionale “Giangurgolo” di Gallico (Reggio Calabria).
Un cenno a parte merita senz’altro la citazione di quello che può ritenersi il suo capolavoro letterario, un libro delle edizioni “Cultrera” contenente ben sette commedie dialettali dell’inesauribile poeta e scrittore napitino, che fu presentato a una ristretta schiera di amici, tra cui il poeta e pittore Gianni Paonni, lo scrittore Nicola Di Meo e lo scrivente. La presentazione avvenne nel mese di aprile 1997 nei locali del “Mocambo” in occasione di una riunione culturale, col titolo “Il Teatro di Pizzo”.
‘U peccàtu ‘i Giacchinu; Tridicimila tunni; ‘Sta vota no; ‘A cugìna ‘mericana; ‘Nu Sandu, ‘nu paisi, ‘nu cavàju; Di maròzzulu a papatòrnu; ‘Nu bruttu ‘ngòmmudu, questi i titoli delle sette commedie dialettali del grande David Donato, apprezzato poeta, articolista, saggista, giornalista e scrittore, che con quell’opera, per come fu riconosciuto, fece entrare ufficialmente e prepotentemente, e con pieno merito, il colto artista pizzitana nella scarsissima schiera dei commediografi calabresi. ‘U peccàtu ‘i Giacchinu, Tridicimila tunni, ‘Nu bruttu ‘ngòmmudu, furono poi anche rappresentate a Pizzo e in alcuni teatri calabresi.
Si è ripetuto in questa luttuosa occasione, nonostante l’incontestabile valore umano e artistico di David Donato, quello che già avvenne nel passato con altri illustri personaggi pizzitani, ricordando per tutti il grande “pittore del bianco” Angelo Savelli, le cui spoglie mortali furono traslate nel cimitero di Pizzo nell’assoluta assenza dei suoi concittadini e dell’amministrazione comunale dell’epoca.
Bene ha fatto il parroco della Marina, padre Filippo Di Francia, ad avanzare la proposta di intitolare al grande “saggio” una strada o la biblioteca che dovrebbe sorgere, ma forse sarebbe stato meglio se il valoroso scrittore fosse stato osannato e riverito in vita. Senz’altro pertinente il suo riferimento, quale portatore umile e sofferto della cultura popolare pizzitana, al grande Edoardo De Filippo, ma Pizzo e la sua gente non lo hanno onorato in vita e, purtroppo, si è pure perduta l’occasione di farlo nell’occasione dei suoi funerali, poiché, ci dispiace scriverlo, era assente totalmente la cosiddetta gente colta, parecchi dei quali sono stati da lui beneficiati: assenti le scuole, assenti i presidi, assenti gli insegnanti. Assente, in una parola, la pseudo intellighenzia pizzitana e vibonese.