Istoria Apologetica dell’Antica Napizia, oggi detta il Pizzo del Canonico Ilario Tranquillo – NAPOLI 1725
 
 
 
 
 
 
 
 

CAP. VI – Gli Antichi segnali per ritrovare le secche di corallo.
 

Nel Mar presso al Pizzo, si fa grande, e deliziosa presura di Coralli; ond’essendovi Scogli, assai carichi di cotali gemme; si palesano qui molti segni, per ritrovarli. Sia sempre benedetto Iddio, che per la sua pietà hà voluto onorare il Pizzo non solo con fecondarli il terreno di tante gemme, già nel Capitolo precedente annoverate, ma pure con arricchire il suo mar di coralli, che pur son gemme preziose, e stimabili, concioffiachè, giusta il sentimento del Matthioli nel cap. 97 fol. 880. servono alla cura di più di venticinque infermità: e per diversi ornamenti di sagri Templi, Altari, e varie cose sagre, ed altresì di Gallerie di Reggi, e di Principi.
 
E’ con ciò ben si vede di quanta grande utilità sia al Pizzo cotal pesca di coralli, concioffiachè, è tanto copiosa, che sembra quasi incredibile: imperochè, non rammentando i trascorsi tempi, né quali abbondanza così eccessiva di coralli v’è stata, che sembra prodigiosa, e sol parola qui brevemente facendo, della quantità dè coralli pescata nel 1715. dir possiamo, che giunse in breve tempo à più di trenta cantara. In fatti nel mar del Pizzo pescansi scogli intieri di finissimi coralli.
 
 
 
Di gemme tanto prezzolate, che prendonsi nelle vicinanze del Pizzo, ne fà raccordo Giulio Cesare Recupito della Compagnia di Gesù nella sua opera de’ Terremoti di Calabria, dove scrive à lode del Pizzo così: Pitii usque ad Lametia finum, propescolupos, rubra duascuntur arbustula. ecc.
 
E’ il P. Fiore nella sua Calabria illustrata pubblica, che’l Pizzo sia uno dei luoghi, in cui è Cittadina cotal mobilissima Pianta. Nè da lui dissente Marafioti nelle sue Croniche di Calabria (lib a.f.a.84). ed attesta Martire nella Calabria Sagra, e profana nel libro ultimo, che alla pescagion de’ coralli vengono al Mar del Pizzo, anco i Forestieri; e dice il vero, essendo da per tutto diffusa la fama di così grande 
abbondanza delle laudate gemme.
 
Ma s’è grande l’utile, che da cotal pescagione di coralli si cava, non è mica picciolo il diletto, che dalla medesima proviene, si per la loro vaghezza, sì per la varietà, prendendosi altresì coralli bianchi, sì per le varie maniere, ed artifizj, con cui scrostati dà scogli si salpano all’insù, riponendosi nelle barche; ed è di non picciolo gusto, quanto queste al tramontar del Sole si ritirano alla Marina, perché essendo molte, par che giungesse una picciola flotta, che carica di gemme preziose, facesse dall’Indie ritorno.
 
 
 
 
 
 

Alcuni curiosi di Pizzo, da buoni motivi spronati, m’indussero à credere, che non sarebbe inutile qui registrar varj segni, colla di cui guida, e regolamento, ritrovar potessero i Posteri né futuri tempi, què scogli, dove nel 1715 copia sì grande di coralli pescossi.
 
E parimenti quell’altro Scoglio grandissimo, già ritrovato dà Marinieri della Catalogna, in questo nostro Mare arrivati nel 1575 in circa, appunto 150 anni à dietro, siccome per tradizione v’è certa notizia; onde, anche oggidì, alcuni Scogli del predominato Golfo, Scogli de’ Catalani s’appellano.
 
Adunque, solo per dar consolazione agli amici, ecco del grandissimo scoglio de’ Catalani, per esser ritrovato, i segna, tali appunto, come in un pezzo di carta si sono trovati scritti.
 
Nel Golfo di Sant’Eufemia v’è uno scoglio di smisurata grandezza, ritrovato già dà Catalani carico di coralli, incominciando da otto miglia à mare, da Castiglione à dirittura di Tropea, che si stende detto scoglio in più parti, infine al Pizzo da otto miglia à mare.
 
Seguono qui appresso i segni per attrovarsi trè scogli, in cui pescata già fù nel 1715, gran quantità di coralli.
Il primo Scoglio è lontano quattro miglia dalla Chiesa di S. Maria di Piedigrotta la nuova, fuori à dirittura. I segni sono la Grancia di S. Domenico, lo Tappeto di detta Grancia à dirittura della Grancia stessa, e del Tappeto. Sono pure segni di fuori il Palagio, ed il Fondaco della Rocchetta, l’olive sopra la Rocchetta, mettendosi in mezzo d’esse. La Chiesa di Portosalvo di Vibona, è una Valle, ch’è come una Vela di filuca, à dirittura della Chiesa di Portosalvo, e dello Scoglio. Cotal Scoglio è profondo ottanta passi, ma in alcuni parti la profondità è meno di quindici passi.
 

Il Secondo Scoglio è due miglia à mare, fuori à dirittura del Pizzo. Li segni sono la Torre di Mezzapraia, il Palaggio di Mezzapraia, cantoniera à cantoniera, feu filo à filo. Questo scoglio è profondo cinquanta passi.
 
A dirittura del suddetto Scoglio, un poco verso mezzo giorno, un miglio, e mezzo fuora v’è il Terzo Scoglio, onde sono tre miglia, e mezzo da terra. Li segni, del detto terzo scoglio sono per dirittura la cantonera del Castello del Pizzo verso la Marina, il vacuo, seu pertuso, ch’è tra lo Scoglio chiamato Punta, e lo Scoglio sotto il Palazzo della Corte, e pure una picciola oliva, ch’è sotto la timpa di S. Nicola, quale oliva dea stare in mezzo dell’accennato vacuo, seu pertuso.
 
I sovrapposti segni furono qui da me scritti, non solo giusta le relazioni fattemi da’ Marinai, ma colle stesse e semplici loro parole.
 
Chi vorrà farne l’esperimento abbia fede in Dio, e confidenza nella Santissima Vergine, si raccomandi al nostro glorioso S. Giorgio, cui prometta alcuna parte di quei coralli, che pescherà, e Giesù farà la guida.
 
Presso a Scogli del Pizzo, ne’ passati tempi era in uso la bella, e curiosa pescagione delle Margherite, da noi nomate perle, gemine preziosissime, stimate molto dal Mondo, delle cui virtù scrive diffusamente Matthioli, a cui mi rimetto. Era cotal nobil pesca dilettevole, e curiosa, per vari motivi, ma specialmente per l’industrie, che nel pescarsi le madraperle s’usavano.
 
Oggi dì però s’è dimessa, attendendosi solo la pescagione de’ coralli.