LE CHIESE DI PIZZO

Fede, Arte e Cultura

 

Le chiese della città costituiscono un notevole patrimonio religioso, artistico e culturale. Contengono storia, tradizioni, usanze, gioie e tristezze di una popolazione che le ama e si impegna a preservarle dall’usura del tempo. La chiesa matrice di S. Giorgio, con la sua storia secolare, suscita nel visitatore emozioni che spaziano dall’epopea napoleonica ai giorni nostri e sa ingentilire l’animo con i versi immortali del poeta Anile, sepolto al suo interno.

E come non visitare le altre chiese?Ricche di opere d’arte, prodotte dall’ingegno di artisti locali.

Luoghi sacri, alcuni bellissimi, siti di culto racchiusi nel centro storico con le case addossate a grappolo in poco spazio, costruite da un estroso architetto chiamato “bizzarria” e così ubicate dalle necessità dell’assemblaggio difensivo medievale.

Luci, ombre e navate da osservare in silenzio mentre fuori la vita del vecchio borgo continua.

E poi Piedigrotta, unica, imperdibile, scavata nel tufo e in armonia con il fragore del mare.

Le chiese di Pizzo vi aspettano.

Un viaggio irripetibile attraverso il tempo.

 

 

1) – Chiesa Matrice di S. Giorgio Martire (1587)

(Parrocchia)

E’ monumento nazionale ed è la prima e la più antica Collegiata della Diocesi di Mileto. Nel suo interno si possono ammirare: facciata barocca (1632) con bellissimo portale in marmo, opera dello scultore Fontana, statue marmoree del XVI sec., quadri sacri di ottima fattura. Nella terza fossa della navata centrale vi sono sepolti i resti di Gioacchino Murat.

 

2) – Chiesa di S. Rocco e S. Francesco di Paola (1579)

(Parrocchia e convento)

Aperta al culto nel 1579 e ricostruita interamente dopo il terremoto del 1908, presenta interessanti aspetti architettonici ed è ricca di affreschi, quadri e statue.

 

 

3) – Chiesa dei S.S. Ferdinando e Immacolata, detta della “Marina” (Sec. XVIII)

(Parrocchia e congrega)

Sorge sulle rovine del convento dei Padri Agostiniani distrutto dal terremoto del 1783. Aperta al culto nel 1857 come parrocchia. E’dotata di affreschi, stucchi, statue e crocifisso ligneo di autore ignoto.

 

 

 

4) – Chiesa di San Sebastiano (Sec. XVI)

(Congrega)

Fu fondata dalla classe dei muratori e delle maestranze nel sec. XVI ma iniziò la sua attività religiosa istituzionale nel 1729 con la creazione dell’Arciconfraternita del nome di SS Maria. Da ammirare: stucchi, statue lignee, decorazioni e ori ed altre opere di artisti calabresi come Zimatore, Morani, Murmura, Grillo, Carioti. Interessanti gli stalli in noce intagliati del XVIII sec., numerosi gli affreschi. Una vera bomboniera d’arte.

 

 

5)- Chiesa del Purgatorio e di Maria SS. delle Grazie, detta dei “Morti” (1651)

(Congrega)

Sulla facciata le sculture in ceramica di Giovanni Curatolo mentre tutto il complesso risale ai primi del settecento. E’ ricca di opere d’arte (Grillo, Zimatore, Aloi), stalli in noce massiccio di produzione locale e presenta una interessante tomba a cripta scoperta nel 1973.

 

 

6)- Chiesa dell’Immacolata (1630)

(Congrega)

Fu edificata nel 1630 per iniziativa dei commercianti e degli agricoltori. Restaurata nel 2004. Affreschi, statue lignee, stalli in noce nella cappella laterale.

 

 

7)- Chiesa della Madonna del Carmine (1579)

Fu edificata nel XV secolo dai padri Carmelitani e aperta al culto nel 1579. E’ fra le più antiche chiese di Pizzo. Distrutta da un incendio nel 1995, è stata restaurata recentemente. Sono presenti statue lignee, quadri e decorazioni.

 

 

8)- Chiesa di Maria SS., detta della “Stazione” (1657)

Fu aperta al culto nel 1657 e sorge nei pressi della stazione ferroviaria. Distrutta dal terremoto del 1783 è stata

 

 

9)- Chiesa della Madonna della Pietà (1702)

E’ la più piccola fra le chiese di Pizzo. Edificata nel 1700 e consacrata nel 1702. E’finemente decorata con opere del pittore napitino Domenico Carioti. Statua lignea della Pietà.

 

 

10)- Chiesetta di Piedigrotta, detta “Madonneja” (1890-1907)

Scavata nel tufo in una roccia vicino al mare e ricca di statue che riproducono scene delle sacre scritture e distribuite in piccole grotte molto suggestive, realizzate dagli artisti locali, Angelo e Alfonso Barone, verso la fine del XIX secolo. Per la sua originalità e attrazione è la più visitata dai turisti.

 

 

Le Chiese di Pizzo – 1^ Edizione – Gennaio 2005

Testi di Franco Cortese – Disegni delle chiese di Carlo Marino

 

 

 

 

Pizzo, tra storia e leggenda

Pizzo è una città di circa 9.000 abitanti, situata al centro del Golfo di S. Eufemia in una posizione incantevole tra mari, monti, profumati aranceti, oliveti e vigne e i suoi abitanti si chiamano “pizzitani” o “napitini”.

Dalle sue piazze, vere terrazze sul mare, si ammirano vedute suggestive e pittoresche. I vicoli del centro storico s’intersecano in un dedalo di saliscendi e le case si ergono su una scabra rupe sporgente a guisa di promontorio verso il mare come la prua di una nave.

Pizzo è sospesa tra storia e leggenda ed è ricca di tradizioni culturali.

Anticamente si chiamava Napitia e il suo nome le fu dato da Napeto, capo di una tribù di Focesi scampati alla guerra di Troia che, dopo un lungo peregrinare per il Mediterraneo, si stabilirono definitivamente nei nostri lidi attratti dall’ameno sito.

Fu luogo di soggiorno di Cicerone che appellò la sua spiaggia prediletta «La Seggiòla», meta di riposo di S. Pietro in viaggio per Roma e posto di rifornimento per Ulisse, come riporta Plinio. Subì duri attacchi saraceni che la distrussero completamente e fu abbandonata dai suoi abitanti che cercarono rifugio sulle montagne.

Pizzo oggi è una moderna cittadina, luogo di villeggiatura rinomato per le spiagge, caratterizzate da ampi arenili sabbiosi e da suggestive insenature ricche di scogli, per il suo mare limpido ed il pittoresco centro storico.

Le spiagge di Pizzo costituiscono una delle maggiori attrattive per turisti e visitatori occasionali: negli anni 2003, 2004 e 2005 hanno ottenuto lo speciale riconoscimento delle 4 Vele da Legambiente e dal Touring Club e sono state incluse tra le 250 più belle d’Italia.

Inserita negli itinerari turistici nazionali e internazionali, grazie al suo clima, al mare e all’ospitalità della gente, Pizzo offre al visitatore una garanzia sicura per una vacanza diversa, distensiva, indimenticabile ed alternativa.

Ottima anche la cucina e famosa la tradizione del gelato artigianale di Pizzo. Con ben 20 gelaterie,  Pizzo  merita,  a ragione,  di essere riconosciuta come la “Città del Gelato”.

Pizzo è anche “Città per la Pace”, avendo aderito (2003) all’omonimo coordinamento nazionale.

Tra i tanti luoghi della città che meritano di essere visitati vi è il Castello Murat, dove il 13 ottobre 1815 vi fu prima imprigionato e poi processato e fucilato Gioacchino Murat, cognato di Napoleone Bonaparte ed ex re di Napoli

 

 

Come si arriva

In Treno: Stazione F. S. Vibo Valentia – Pizzo

In Auto: Autostrada A3 – SA-RC (uscita Pizzo)

In Aereo: Aeroporto Lamezia Terme (a 20’ d’automobile)

 

COMUNE DI PIZZ0

Tel. 0963-534289 – Fax 0963-531166

http://pizzo.asmenet.it

E-Mail: turisport@asmecert.itcomunepizzoturisport@virgilio.it

 

CASTELLO MURAT

Piazza B. Musolino – Tel. – Fax 0963-532523   – www.castellodipizzo.it

 

MUSEO PROVINCIALE MURATTIANO

 www.murat.it

 

 

 

 

ELENCHI PER LA MAPPA

 

LE  CHIESE
  • Duomo di S. Giorgio (XVI sec.)
  • Chiesa di S. Rocco e S. Francesco di Paola (1579)
  • Chiesa di SS Ferdinando e Immacolata (Marina – XVIII)
  • Chiesa di S. Sebastiano (XVI sec. )
  • Chiesa delle Grazie – Tombe di tumulazione (1651)
  • Chiesa dell’Immacolata (1630)
  • Chiesa della Madonna del Carmine (XVI sec.)
  • Chiesa della Stazione (1657)
  • Chiesa della Pietà (1700)
  • Chiesa di Piedigrotta (Madonnèja) (XVII sec. – 1670)

 

STRUTTURE PUBBLICHE E MONUMENTI
  • 1) – Municipio
  • 2) – Giardini Pubblici – Area Attrezzata
  • 3) – Castello Murat
  • 4) – Fontana del Commercio

5) – Cinema

6) – Fontana Garibaldi della “Fontana Vecchia”

7) – Museo della Tonnara

 

 

10) – Area Giochi

11) – Centro per l’impiego

12) – Area pic-nic

13) – Palestra Comunale

 

 

 

 

 

La Chiesa delle Grazie, detta dei “Morti”

La chiesa del purgatorio sorge a pochi passi dalla Piazza, lungo la discesa delle Grazie: nota anche come “Chiesa dei Morti” perchè in essa furono seppelliti tutti i morti di Pizzo dal 1870 al 1889 e vi sono conservati i resti dei frati Pasqualini che venivano inumati nelle chiese prima che venisse imposta la legge che istituiva i cimiteri.  Infatti all’interno della chiesa si possono visitare le nicchie di tumulazione scoperte nel 1973.  Didascalia foto: Chiesa delle Grazie: Chiesa delle Grazie: Tombe di tumulazione dei frati Pasqualini

 

CHIESA DI MARIA SS. DEL CARMELO

La chiesa del Carmine è certamente la più antica Chiesa di Pizzo, iniziata da una confraternita di Carmelitani sui resti di una cappella votiva eretta dai pescatori di corallo amalfitani.

Dopo essere stata distrutta da un terribile incendio nel 1995, è stata restaurata recentemente. Didascalia foto: ……………………………………….

 

LA CHIESA DI PIEDIGROTTA

A circa 2 km dal centro storico della città di Pizzo, in località Prangi, sorge la suggestiva chiesetta di Piedigrotta (detta anche “Madonneja”) che è meta di turisti provenienti da ogni luogo ed è meritoriamente catalogata come espressione originale d’arte popolare. Questo sito, che è stato interamente scavato nel tufo della parete che degrada verso il mare, è unico nel suo genere ed è tra i monumenti più visitati della Calabria. La leggenda vuole che nel 1670 un veliero navigava nel Golfo ad un miglio a nord di Pizzo quando improvvisamente una tempesta piegò la resistenza della nave facendola naufragare. Prima che la nave affondasse, i marinai napoletani che vi erano imbarcati fecero voto, davanti ad un quadro della Madonna di Piedigrotta, di erigere, in caso di salvezza, una chiesa nel punto in cui avrebbero toccato la costa. I marinai scampati al naufragio, mantennero la loro promessa costruendo la chiesa e deponendone sull’altare maggiore il miracoloso quadro che avevano a bordo della nave e che dopo la perdita della stessa, avevano visto adagiarsi dolcemente sul bagnasciuga del lido.

Verso la fine del XIX secolo gli artisti locali, Angelo Barone e il figlio Alfonso, ampliarono gradualmente la grotta a colpi di piccone, martello e scalpello ricavandone tre navate e, usando la roccia tufacea, crearono decine di statue e gruppi scultorei riproducenti scene delle sacre scritture. L’interno della chiesetta a pianta rettangolare, mostra numerose sculture in tufo distribuite in piccole grotte molto suggestive.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

G I U B I L E O  2000

PIZZO  NELLA  STORIA, NELLA  CULTURA E NELLE TRADIZIONI

 

    Pizzo, una ridente e lussureggiante cittadina della provincia di Vibo Valentia, è abbarbicata su di un costone tufaceo a strapiombo sul mare. Questo incantevole sito, sovrastato da un massiccio castello fatto costruire da Ferdinando I di Aragona, nel cui vaglio nel 1815 fu fucilato Giacchino Murat, Re di Napoli, che, sbarcato con un manipolo di soldati fidati, voleva riconquistare il regno perduto, è situato nel centro del Golfo di S. Eufemia Lamezia e dalle cui alture lo domina in tutta la sua meravigliosa grandezza. La cittadina, fra le più caratteristiche e pittoresche della costa tirrenica calabrese, è ricca di dedaliche viuzze che conducono tutte nel salotto cittadino ( Piazza della Repubblica ) sempre pieno di avventori e turisti seduti ai tavolini per gustare i deliziosi gelati che i mastri gelatai pizzitani preparano tutto l’anno. La tradizione vuole che la cittadina sia stata fondata da Napeto o Napitium, guerriero greco, di ritorno dalla guerra di Troia assieme ad una colonia di Focesi che si stabilirono in questo luogo perché ricco di acqua e rigogliosa vegetazione. Dalla Piazza, il vero cuore della città, si può giungere alla Collegiata di San Giorgio, dalla facciata barocca, al Castello aragonese, alla Marina, alla Chiesa dei Morti, alla Chiesa dell’ Immacolata, alla spiaggia della Seggiola, alla Chiesa del Carmine ed allo stesso rione, a strapiombo sul mare da dove si domina e si ammira tutto il Golfo e si sente il “respiro ed il sapore” del mare anche quando non è agitato, alla Chiesa di S. Rocco e S. Francesco di Paola ed alla chiesetta di Piedigrotta.

 

 

                                                  LA  CHIESA  MATRICE  DI  S.  GIORGIO  MARTIRE

    La Chiesa Matrice, dedicata a S. Giorgio Martire, è situata nel cuore di Pizzo, a pochi passi dalla Piazza, edificata nella seconda metà del ‘500 sui resti di una preesistente chiesetta; è la prima e più antica Collegiata della Diocesi di Mileto, come risulta dalla bolla della sua fondazione concessa dal Papa Gregorio XIII il 15 marzo del 1576, solennemente consacrata nel 1587 e dedicata alla Vergine Maria e a S. Giorgio, come riporta la scritta posta sull’architrave che reca la data 1632. La sua facciata è barocca con un bellissimo portale in marmo, dello scultore Fontana, arricchito da un fastigio contenente il tondo con il rilievo di S. Giorgio a cavallo che trafigge il drago e, in secondo piano, una principessa e una torre sulla roccia; ai lati lo stemma di Pizzo e quello dei Sanseverino, signori di Mileto. Fino al XVIII secolo si potevano ammirare due alti campanili con relative guglie, crollate a seguito degli eventi tellurici del 1905 e 1908. La Chiesa, più volte gravemente danneggiata dai terremoti, fu sottoposta a varie ricostruzioni. Nel campanile di destra vi è un orologio meccanico sonoro del XIX secolo,costruito dalla ditta  F.lli Solari, ancora funzionante ed ogni quarto d’ora indica l’inesorabile trascorrere del tempo; a sinistra si notano tre campane in bronzo, datate 1727 la grande, 1879 la media, 1929 la piccola.

    L’interno, che si presenta ampio e maestoso, è a croce latina, ad una navata centrale che poggia ai due lati su arcate di cappelle intercomunicanti; il colonnato è in stile corinzio, impreziosito con una Via Crucis in ceramica dell’Artista G. Curatolo di Pizzo, con transetto sormontato da cupola all’incrocio con la navata principale, che poggia su arcate laterali con pseudo colonnato corinzio. Nella navata vi sono undici botole in marmo che contengono i resti mortali di famiglie gentilizie di Pizzo, di preti, di religiosi dell’Ordine di S. Diego. Nella terza botola (fossa comune) vi sono i resti di Gioacchino Murat, tumulati dopo la sua fucilazione, avvenuta nel Castello il 13 ottobre 1815. La profanazione della botola, durante il periodo borbonico, costituiva delitto di Lesa Maestà.

    L’altare maggiore è costruito in marmi policromi ed è addolcito dal tempietto che lo sovrasta rendendolo tutt’uno con l’insieme; nel retro si può ammirare un antico tabernacolo in marmo bianco, datato 1547 di autore ignoto, risalente forse alla chiesa originaria. L’abside è arricchita da due grandi quadri, uno di S. Giorgio a cavallo che trafigge il drago, mentre nel soffitto si può ammirare una magnifica ultima cena, opere degli artisti locali Grillo e Zimatore.

    La chiesa è arricchita di preziose statue marmoree e raffigurano: S. Antonio di Padova con in braccio il Bambinello e la Madonna del Popolo, da attribuirsi ai Gagini, S. Francesco d’Assisi di autore ignoto provenienti dall’antico Monastero di S. Antonio di Padova distrutto dal terremoto del 1783, S. Giovanni Battista, attribuita prima a Pietro Bernini e, recentemente, ad Annibale Caccavello, S. Caterina d’Alessandria di M. Carlo Canale provenienti dal Monastero di S. Agostino anch’esso distrutto dal terremoto del 1783.

    Come si entra nella Chiesa, a sinistra, si può ammirare l’antichissimo fonte battesimale in legno, opera sicuramente di artigianato locale, però si sconosce l’autore e la provenienza. Sul primo altare laterale, dietro della statua di S. Caterina, si trova il quadro di S. Francesco di Paola del 1717, di autore ignoto;

a seguire la statua di S. Francesco d’Assisi ed il quadro della Madonna di Pompei di Alfonso Barone, mentre i medaglioni raffiguranti i misteri del S. Rosario gaudiosi, dolorosi e gloriosi sono di Zimatore, realizzati a trompe l’oeil  per cui sembra di vederli in forma tridimensionale; dietro la statua di S. Giovanni Battista vi è il quadro di S. Nicola di Bari di Diego Grillo, del 1920; segue, nel cappellone sinistro, il quadro di Cristo in gloria di Brunetto Aloi del 1833, pittore vibonese, allievo del Paparo; a metà della navata, è situata la tomba di Antonino Anile, poeta e scienziato di fama; su di essa la lastra strombata  che riproduce una Pietà è stata scolpita dai carraresi Antonio e Bartolomeo Berrettaro 1530, mentre nel lunotto, si ammira, Dio Padre, opera la cui origine è ancora d’accertare. In alto, sulle colonne che reggono la cupola, vi sono i quattro Evangelisti degli inizi del Novecento, di autore ignoto. 

    Nel cappellone di destra si può ammirare il quadro della Salvatrice del pittore napoletano Michele Foggia (1832), opera regalata alla Città di Pizzo da Ferdinando IV di Borbone per la cattura di Gioacchino Murat, seguono: l’Annunciazione, olio su tela del XVII secolo di autore ignoto; l’affresco di S. Barbara di Alfonso Barone, artista del luogo (inizio 1900); la statua lignea di Cristo dolens (sec.XVIII) di autore ignoto, dietro al quale vi sono gli Angeli Oranti, olio su tela di Zimatore e Grillo

(inizio 900). Nella Cappella di S. Anna, decorata nel 1970 dal pittore locale Gregorio Murmura, da oltre mezzo secolo viene esposto e venerato dai fedeli di tutta Pizzo il pregevole Crocifisso ligneo detto

 ” Padre della Rocca”, proveniente dalla Chiesa della vicina città di Rocca Angitola, situata su di un’altura nei pressi del Lago Angitola; l’intero paese è stato completamente distrutto dal terremoto del 1614 e gli abitanti si trasferirono in massa a Pizzo, portando con loro il Crocifisso, simbolo delle sofferenze umane. Il soffitto della navata centrale della chiesa, realizzato tutto in travi di legno, è abbellito e decorato con  medaglioni in pittura su tela, nella cui parte centrale vi è raffigurato il martirio  di S. Giorgio, opera dell’artista neoclassico vibonese Emanuele Paparo del 1825. La Chiesa, inoltre dispone della piccola statua di S. Giorgio, di grande pregio artistico foggiata in oro ed argento (arte napoletana, 1746) che pare sia stata offerta alla chiesa dai pescatori di corallo amalfitani del XVII secolo. La statua, quando prima, sarà custodita in una nicchia nel cappellone di destra e che attualmente, per ragioni di sicurezza, è custodita in altro luogo.

 

 

CHIESA DEL PURGATORIO E DI MARIA SS. DELLE GRAZIE

     La Chiesa del Purgatorio ed il piccolo oratorio dell’Arciconfraternita di Maria SS. delle Grazie, sorgono a pochi passi dalla Piazza, lungo la discesa delle Grazie “Calata di morti”; la struttura muraria è unica ed è conosciuta come Chiesa dei Morti perché ancora in essa sono conservati i resti dei frati del Convento dei Basiliani che venivano inumati nelle chiese prima che venisse imposta la legge che istituiva i cimiteri. Nella Chiesa del Purgatorio, fondata nel 1651, piccola ma tanto sobria ed accogliente, si possono ammirare tante belle opere d’arte di Grillo e Zimatore e tra le più significative: la pesca miracolosa, il soccorso delle anime del Purgatorio ai naufraghi; L’incoronazione di Maria SS. e tantissimi medaglioni tra cui: l’Annunciazione, San Giorgio, San Francesco e tanti altri Santi e scene della vita di Gesù Cristo. Vi sono anche bellissime statue tutte in legno: del Sacro Cuore di Gesù; del Crocifisso; della Madonna Assunta; di S. Pasquale e S. Rocco (arte napoletana 1751) donata dai padroni di barche e dai pescatori, proveniente dall’antico convento di  S. Francesco del 1818. La Congrega dell’Arciconfraternita di Maria SS. delle Grazie, costituita nel 1665, fin dal suo nascere ebbe come sede la Chiesa del Purgatorio fino al 1771, anno dell’inaugurazione della sede della confraternita di Maria SS. delle Grazie. La Congrega fu elevata ad Arciconfraternita nel 1852 dal re Ferdinando II. In essa vi sono delle pregevolissime opere d’arte di Grillo, Zimatore e del vibonese Brunetto Aloi. La Chiesa è ricca di importanti stucchi, statue ed è impreziosita, lateralmente, da stalli in noce massiccio di manifattura locale; vi è, inoltre, una lampada votiva in ferro battuto di Nicola Barbieri (artigiano locale) 1940. Esiste, poi, un ambiente con tombe a scolo ed una fossa comune costruita a forma di torre cilindrica, scavata nella roccia sotto la scala di accesso. La facciata delle chiese, rinnovata totalmente nel 1983, è stata arricchita da tre bellissime sculture in ceramica, stile Della Robbia, fatte dall’artista Giovanni Curatolo di Pizzo.

 

 

CHIESA DI MARIA SS. DEL CARMELO

    La Chiesa del Carmine certamente è la più antica Chiesa di Pizzo. Pur non avendo una data certa della sua costruzione, pare che questa risalga al XV secolo, iniziata da una confraternita di Carmelitani sui resti di una cappella votiva, eretta dai pescatori di corallo amalfitani. Essa era intitolata a Maria SS. delle Grazie. Attiguo alla Chiesa fu edificato dal 1579 in poi, per concessione del Papa Gregorio XIII, il Monastero dei padri Carmelitani. La Chiesa ed il convento vennero eretti sul bastione che si affacciava sulla Seggiola. Il convento, semidistrutto dal terremoto del 1783, fu donato al Comune di Pizzo nel 1862, dopo dell’unificazione nazionale. Ristrutturato e modificato alla meglio, fu utilizzato come ospedale, ma la sua sorte ebbe breve durata; infatti il terremoto del 1905 lo rese definitivamente inagibile anche perché parte della roccia tufacea, su cui era edificato, era crollata definitivamente in mare. Sono rimaste soltanto le mura attaccate alla chiesa. Quando i Padri Carmelitani lasciarono il Monastero, anche la chiesa venne abbandonata ed affidata ad un Canonico della insigne Collegiata di S. Giorgio che la resse fino agli anni ’80. La chiesa è sempre stata tenuta e mantenuta dalla devozione popolare, specie dalla gente del Rione Carmine.

   La notte di Pasqua del 1995, in seguito ad un incendio, la Chiesa è rimasta semidistrutta e andarono perduti tutti gli stucchi , paramenti, organo e coro, arredi, alcuni quadri, mentre delle statue lignee sono state gravemente danneggiate. Gli abitanti del rione, desiderosi di rendere la chiesa nuovamente agibile e di restituirla al suo antico splendore, assieme a tutta la cittadina hanno contribuito, anche in termini economici, alla sua ricostruzione ed alcuni artigiani si sono impegnati al massimo per restituirla al culto ed alla devozione popolare. La ditta dei fratelli Marcellino ha ripristinato le opere murarie e lignee, il Maestro D. Carioti si è occupato degli stucchi e delle decorazioni di tutte le parti andate in fumo, le statue sono state mandate a Lecce dove valentissimi restauratori le hanno fatte ritornare belle come erano prima dell’incendio; così la Chiesa è ritornata al suo antico e sobrio splendore e,  dopo circa cinque anni è stata riconsacrata, da S. Ecc. D. Tarcisio Cortese Vescovo di Mileto e restituita al culto non solo della cittadinanza ma di tutti i devoti che ogni giorno la visitano. In essa si possono ammirare: la Statua marmorea a tutto tondo della Madonna del Soccorso del XV secolo, di autore ignoto, la Statua lignea di S. Teresa d’Avila del 1604 di autore ignoto, Maria SS. del Carmine del 1926 dello scultore leccese G. Melecore, la Statua lignea di S. Rita da Cascia del 1935 dello scultore Stufflesser di Ortisei (Bolzano ), la Statua in gesso di S. Maria Goretti  del 1954, Statue in muratura dei profeti Elia ed Eliseo situate in alto ed ai lati dell’altare maggiore, di autore ignoto. L’altare, che è in muratura, è riccamente decorato con pitture e stucchi in oro zecchino, sovrastato dal quadro di Maria SS. Assunta in cielo di Antonio La Gamba di Vibo Valentia (1998), opera questa in sostituzione dell’antico quadro dell’Assunta semidistrutto nell’incendio del 1995. Si distinguono, inoltre, un’Acquasantiera in ceramica e Mensa in ceramica policroma dello scultore G. Curatolo di Pizzo del 1974, il quadro della Madonna delle Grazie del 1769 di Saverio Iannuzzi, il quadro della Madonna del Carmine del XVII secolo di autore ignoto, un Cristo in Croce olio su tela del 1936 di G. Murmura di Pizzo. Il campanile, appena rifatto, ospita due campane, la grande datata 1671 e la piccola del 1836. Nella piazzetta antistante la chiesa, accoglie i fedeli una statua bronzea dedicata al Beato Padre Pio (1997), opera dello scultore Giuseppe Farina di Monterosso  Cal. a devozione dei coniugi Falcone.

 

 

CHIESA ARCICONFRATERNITA DEL NOME SS. DI MARIA

    La Chiesa dell’Arciconfraternita del Nome SS. di Maria  è da tutti conosciuta come la Chiesa di San Sebastiano ed è stata costruita e voluta dalla classe degli artigiani ” Maestranze ” di Pizzo nel XVI secolo ed alla sua costruzione contribuirono anche i pescatori di corallo provenienti dal napoletano. La costruzione è situata a mezza collina, nella parte alta del paese da dove si domina tutto il Golfo. La facciata della Chiesa è molto ricca e movimentata nei particolari architettonici che le danno quasi un senso di civettuola bellezza. La sua planimetria è irregolare ma il suo interno è un vero gioiello. La navata centrale è impreziosita lateralmente da stalli, intagliati, di noce massiccia con fregi e stucchi in oro zecchino di maestranze di artigianato locale, mentre la volta è ricca di affreschi degli artisti locali quali: Zimatore, Grillo, Barone, Carioti, Murmura. Il transetto è inserito in un colonnato intervallato dalle figure dei dodici Apostoli, affrescati sulle pareti a piatto, tipo mosaico; centralmente l’altare in muratura decorato in oro zecchino, su di esso si venera la statua in legno del Santissimo Nome  di Maria (arte napoletana 1769). Nella navata laterale di sinistra si possono ammirare le bellissime e significative statue della passione come: Cristo nell’orto, Cristo alla colonna, Ecce Homo, Cristo che porta la Croce, il Calvario con Maria e la Maddalena, San Giovanni, ed una Varetta in legno di C. Barillaro, sec XIX, intagliata e rivestita in lamine di oro che contiene la statua di Cristo morto. Le Statue dette ” Vare “, scolpite in legno e rivestite in carta pesta per renderle più leggere e maneggevoli, sono state realizzate a Polistena ( R.C. ) nel 1870 dall’Artista Antonio Morani. Esse rappresentano i Misteri della Passione di Cristo e dal 1958, ogni Sabato Santo vengono portate dai confratelli  processionalmente per tutto il paese; ad esse si aggiunge la statua di Maria Addolorata che, per l’occasione, viene concessa dalla Chiesa Matrice di S. Giogio e, per tradizione, viene portata in processione dai Marinai di Pizzo arruolati nella Marina Militare.

Alla processione, sicuramente la più vistosa ed interessante della cittadina, unica nel suo genere nella Regione, partecipa tutta la popolazione anche perché vestono con abiti votivi parecchie centinaia di bambini, rendendola si molto movimentata ma, allo stesso tempo, ricca di fascino e mestizia.

Detta processione da tempo immemorabile veniva fatta il Venerdì Santo.

Nello stesso lato vi sono le statue della Vergine Immacolata e la statua lignea di S. Sebastiano (1838). Nel lato destro, invece, l’altare in marmo e la statua di S. Giuseppe. In sacrestia sono conservati arredi sacri e paramenti plurisecolari ed in particolare gli abiti votivi del Capitolo, dello stesso periodo, fatti artigianalmente in lino e cotone, impreziositi con festoni di fili d’oro che ancora oggi si indossano per  rappresentare le funzioni che in questa chiesa si celebrano durante la Settimana Santa.

 

 

 

CHIESA DELL’ IMMACOLATA CONCEZIONE

    La Chiesa dell’Immacolata si annovera nelle chiese piccole di Pizzo, ma non per questo meno importante e ricca di storia e tradizioni. Essa fu edificata nel 1630 per iniziativa e devozione dei contadini e dei commercianti che ancora oggi costituiscono la Confraternita dell’Immacolata. Inizialmente era stata dedicata a S. Giovanni Battista ed era attigua ad altra costruzione adibita ad ospedale per i poveri. Essa è ricca e sobria nei particolari architettonici dell’interno con fregi, capitelli e stucchi che la rendono elegante, bella ed accogliente; vi sono pure tante opere pittoriche di artisti locali che hanno fatto di tutto per renderla quasi  “civettuola” ma importante sotto il profilo artistico. Nel  soffitto della navata centrale della Chiesa vi sono due grandissimi quadri che rappresentano il Trionfo dell’Immacolata di S. Colloca, sec. XIX e la Natività, di Barone, dello stesso periodo; Adamo ed Eva cacciati dal paradiso, di D: Carioti 1983. Alle pareti vicino all’altare vi sono due grandi quadri del ‘700 di autori ignoti e rappresentano uno S. Michele e l’Immacolata e l’altro la Sacra Famiglia con S. Rocco e Santa Lucia. L’altare è in marmi policromi ed è sormontato da una nicchia nella quale troneggia la statua dell’Immacolata, opera lignea del 1759 di sicura fattezza calabrese di cui non si conosce l’autore. Interessanti la statue lignee di S. Michele Arcangelo nell’atto di schiacciare il demonio, di G. Corrado 1762 e di Santa Lucia di autore ignoto. Vi sono atre statue lignee ed in cartapesta del ‘900.

Nella cappella laterale, attigua alla navata centrale, vi sono degli stalli in noce massiccia di artigianato locale, dove ancora oggi si svolgono tutte le attività della Confraternita. 

 

 

CHIESA DI SAN ROCCO E SAN FRANCESCO DI PAOLA

 Verso il 1571 la cittadina di Pizzo fu colpita da una catastrofica peste che seminò morte e conseguente distruzione. La popolazione, impotente verso questo inaspettato flagello e priva di mezzi per combatterlo, fece voto di edificare una cappella votiva a S. Rocco, qualora si fosse arrestato il terribile male. La peste cessò e la popolazione iniziò così a costruire la chiesa con lo stimolo di padre Virgilio Milezio, dell’Ordine dei Minimi di S. Francesco di Paola e, dopo appena otto anni, la chiesa fu aperta al culto in onore di S. Rocco. Nel 1581 venne edificato il convento, con annesso oratorio, dei Padri Minimi. Con il passare del tempo tanto crebbe la devozione al Santo calabrese, che la popolazione non faceva più distinzione se la chiesa fosse intitolata a S. Rocco oppure a S. Francesco. Il terremoto del 1905 in parte distrusse la parte superiore della struttura muraria alta della Chiesa, per cui la stessa è stata riedificata, quasi totalmente, dalle fondazioni con il contributo economico e soprattutto lavorativo dell’intera popolazione di Pizzo e abbellita nelle volte, nel transetto e nelle cupole dagli artisti locali Grillo e Barone.

    Con decreto del Presidente della Repubblica il 9 ottobre del 1973 la chiesa fu riconosciuta ed elevata a Parrocchia ed intitolata a S. Rocco e S. Francesco di Paola.

    Essa è ricca di affreschi, quadri e statue che la rendono sobria, accogliente e preziosa. Entrando dalla porta centrale, sulla sinistra si può ammirare il mosaico e la fonte battesimale in marmo, realizzati subito dopo il riconoscimento a Parrocchia. Seguendo tra gli altari laterali, lungo la navata centrale si possono ammirare la statua di S. Antonio in cartapesta della ditta Coltella di Lecce (1931), del Sacro Cuore di Gesù anche questa della ditta Coltella e, dello stesso periodo, il pulpito in legno di noce massiccio del 1938 degli artigiani locali Francesco Gullo e Francesco Murmura  con la collaborazione dei loro discepoli D. Boragina e F. Ceravolo, divenuti in seguito anche essi valenti artigiani del legno; segue l’altare in marmi policromi della Madonna del Miracolo, inaugurato nel 1994

Ritornando indietro, sul lato destro si può ammirare la cappellina del SS. Sacramento in marmi policromi e vetri istoriati, e l’altare in marmo di S. Francesco, sormontato dall’affresco di Grillo raffigurante S. Francesco che attraversa lo Stretto di Messina, e il quadro della Madonna di Pompei di A. Barone con cornice e medaglioni del Misteri del Rosario in pittura e cartapesta, la statua in legno di S. Leonardo. Tornando nella navata centrale s’impongono allo sguardo le due acquasantiere in marmo e la statua lignea di Gesù crocifisso.

   Il campanile contiene quattro campane di cui la più grande “rifusa ed ingrandita dal popolo nel 1929” è della premiata fonderia S. Re Nobilione di Napoli.

 Le volte, le cupole ed i transetti sono tutti affrescati con opere dei pittori locali Grillo e Barone e restaurati alcuni anni addietro dal pittore D. Carioti, anch’egli di Pizzo. I buttaluce ed i finestroni sono a mosaico di vetro e rappresentano quasi tutti la vita ed i miracoli di S: Francesco.

Nel Convento vi sono le statue lignee di S. Rocco, di S. Francesco, della Madonna del buon Consiglio del tardo ‘800, la cui provenienza è stata difficile accertare e il tripode votivo in ferro battuto di Franco Barbieri e Pino Procopio (1961).

 

 

CHIESA DALLA MARINA

    La chiesa parrocchiale dell’Immacolata e S. Ferdinando Re, sita alla Marina di Pizzo, sorge sulle rovine del convento dei Padri Agostiniani distrutto totalmente dal terremoto del 1783. Gli abitanti della Marina, marinai e pescatori restarono, quindi, senza Chiesa. Ma venne costruita, per volere  di Re Ferdinando II, una cappella intitolata a S. Maria del Soccorso, dove prima sorgeva la chiesa del convento. In seguito venne ingrandita fino ad arrivare alle  attuali dimensioni. Venne aperta al culto ed elevata a Parrocchia per decreto del Vescovo della Diocesi di Mileto  Mons. Mincione. Al suo interno vi sono delle significative tele di Grillo e Zimatore che rappresentano al centro della navata in alto “Maria Immacolata”; l’affresco delle Anime del Purgatorio dietro il Crocifisso ligneo del 1700, di autore ignoto. Nelle sale della canonica un grande quadro di San Rocco e di S. Giovanni ed un altro con Maria Assunta il Cielo e Santa Lucia di Grillo e Zimatore. La facciata della Chiesa è molto interessante sotto il profilo architettonico ed in essa vi sono tre grandi affreschi con S. Ferdinando, la Pietà e l’Immacolata, di autori ignoti. Tutte queste opere, sia all’interno che all’esterno della Chiesa, andrebbero al più presto restaurate prima che l’erosione ed il tempo le compromettano irrimediabilmente. Nella Chiesa vi sono, inoltre, statue in gesso e di cartapesta, databili al 1900.

 

 

CHIESA DELLA STAZIONE

    La chiesetta della Stazione è intitolata a Maria SS. di Piedigrotta e sorge in prossimità della Stazione ferroviaria di Pizzo, nel Rione Stazione. Essa fu costruita ed aperta al culto nel 1657.  Anche questa venne distrutta dal terremoto del 1783 ed è stata riedificata sulle stesse mura dopo parecchi anni dalla sua distruzione e riaperta al culto. Fu nuovamente ristrutturata e l’11 Febbraio 1963 è stata elevata a Parrocchia. In questo Anno Santo Giubilare è stata  rimessa a nuovo e riaperta al culto dal Vescovo della Diocesi di Mileto Mons. Domenico Tarcisio Cortese. In essa non vi sono significative opere d’arte.

 

 

 

CHIESA DELLA PIETA’

    La chiesetta della Madonna della Pietà è sicuramente la più piccola e modesta nella sua architettura fra le chiese di Pizzo, ma per antichità può competere certamente con le altre, infatti è stata edificata nel 1700 ed è stata consacrata due anni dopo. In essa vi sono alcune sculture di un certo interesse fra cui le piccole statue in terracotta rappresentanti Maria Maddalena e la Veronica, il Crocifisso in cartapesta ottocentesco, il gruppo ligneo della Pietà con gli Angeli che recano i simboli della Passione. Vi è anche un interessante quadro di Maria Addolorata, presumibilmente del ‘700 (di autore ignoto) che non si trova in Chiesa perché deteriorato e in attesa di essere restaurato.  Il soffitto è decorato con un grande dipinto della Pietà e con quattro medaglioni della Passione di Cristo, di Domenico Carioti 1988. In questa chiesetta, durante il periodo della passione, nella Settimana Santa, le donne di Pizzo fanno le veglie notturne con preghiere, canti e nenie che si tramandano da tempo immemorabile. In tale periodo la Chiesa diventa la più frequentata, anche perché chi la custodisce orna il Sepolcro con  caratteristiche piante ottenute da frumento e legumi, curate, per l’occasione, da devoti. Tali piantine adornano tutto l’Altare della Reposizione di Cristo e, per effetto della diversità delle foglie e qualità delle erbe fatte sbocciare al buio, si formano dei rivoli e cascate di filamenti di colori con infinite sfumature e tonalità, virando dal bianco al verde per effetto della luce che si irradia nella chiesetta.

 

 

                                                 

CHIESETTA  DI  PIEDIGROTTA  ( MADONNEJIA )

    Si narra che, verso la fine del XVII sec., un veliero che navigava nel Golfo di S. Eufemia fu colto da una violentissima bufera i cui flutti facevano scomparire alla vista la nave che veleggiava in quel periglioso e tormentoso mare. La nave, pur lottando tenacemente assieme a tutto l’equipaggio contro le avversità della natura, era oramai destinata all’inevitabile naufragio. I marinai assieme al comandante si strinsero tutti vicino all’albero maestro e pregarono di fronte ad un quadro con l’effige della Madonna, alla quale promisero che, se si fossero salvati, avrebbero eretto una” Cappella votiva ” nel punto in cui avrebbero toccato terra. La nave si squassò, il carico si disperse, ma i marinai, trascinati come fuscelli su piccoli pezzi di legno della stessa nave, si salvarono, arrivando stremati sulla spiaggia. Nel guadagnare la terra ferma si accorsero che non lontano da un pezzo dell’albero, vi era il quadro della Madonna che prima di abbandonare la nave con tanto fervore avevano invocato. A quel punto la loro non poteva essere solo una promessa, ma un debito e, improvvisatisi muratori e con l’aiuto dei pescatori del luogo, iniziarono a scalfire la roccia di tufo per erigere una cappella votiva nel punto in cui il quadro aveva toccato terra. Non solo i superstiti al naufragio contribuirono alla erezione della cappella ma anche tutti i pescatori che prima avevano prestato gli utensili, così  la  cappella divenne per tutti la ” Chiesetta da’ Madonnejia “. Si salvò anche la campana della nave che porta incisa la data della sua fusione, 1632, ed ancora oggi chiama a raccolta la gente nel periodo in cui si fa la novena in onore della Madonna. Verso la fine del 1800 ed all’inizio del ‘900, l’artista locale, Angelo Barone, lavorò per anni modellando la roccia, e ottenendo, così, delle sculture a tutto tondo che rappresentano scene di storia sacra tratte dall’Antico e dal Nuovo Testamento. Anche il figlio Alfonso ha continuato ad arricchire con altre statue la chiesetta. Dopo di loro, il nipote Giorgio Barone, proveniente dagli Stati Uniti, ha voluto impreziosire una parete scolpendo in un bassorilievo le sembianze di Papa Giovanni XXIII e di J. F. Kennedy. Le sculture sotto forma di statue sono oltre cento, disseminate un po’ ovunque e che rappresentano: La SS. Trinità, Adamo ed Eva cacciati dal Paradiso, la pesca miracolosa con tanti pescatori, le Beatitudini, le Virtù Cardinali, vari Santi tra cui S. Giorgio (patrono di Pizzo), San Francesco di Paola che sul suo mantello attraversa lo stretto di Messina,  Angeli , la Madonna di Lourdes, la Madonna di Pompei. Non ultimo ma  tanto significativo il Presepe con tutti i pastori  che la tradizione di Natale vuole: la Natività con il Bambinello, Maria e Giuseppe, il bue e l’asinello, i pastori circondati da armenti, gli Angeli che sulla grotta cantano festosi ed il Nunzio che dorme. Poco distante dalla scena della natività i Re Magi che sono ben visibili nel primo pomeriggio, quando un raggio di sole irradia, con una tenue luce la grotta. Al tramonto del sole rimangono le innumerevoli statue inanimate e cangianti non più per effetto della luce solare ma di quella lunare che, con i suoi chiaro-scuri, le rende vive.