LE BARCHE DELLA SEGGIOLA E LA CULTURA MARINARA
La Seggiola del 2016 è cosa ben diversa da quella conosciuta prima sulle cartoline dell’anteguerra e poi dalle foto fatte dai Pizzitani fino ad oggi. E’ cambiata la topografia e l’orografia della località. Sono state modificate le scogliere sia a mare che sulle stesse pareti; è cambiato il fondale, è cambiata la spiaggia. Sono cambiati gli uomini e le donne di Pizzo che ormai si guardano bene dal fare il bagno nelle acque della località. Anche la spiaggia è diversa. Non ci sono più i pali inficcati nella sabbia che servivano per stendere le reti ad asciugare mentre stanno quasi scomparendo anche le poche barche di legno dei pescatori che per millenni hanno sempre occupato la spiaggia per l’esercizio della pesca. I famosi carpentieri barcaioli di Pizzo, raffinata maestranza in grado di costruire i classici “Guzzi” , i “Sandulini”, e molti altri tipi di barche ormai sono tutti morti senza che nessuno della nuove generazioni si fosse fatto carico di proseguire queste classiche attività artigianali. I capannelli di pescatori che le sere d’estate si riunivano sulla battigia a riparare le reti ed a discorrere sulla giornata di pesca anche loro sono solo immagini di un recente passato. E’ un mondo, quello della cultura marinara a Pizzo, che sta morendo per consunzione nel disinteresse generale. Oggi si preferisce fare i garzoni nei Villaggi Turistici piuttosto che avviare qualunque attivià legata al mare. Perchè succede questo e cosa si potrebbe fare per porvi rimedio. Purtroppo l’apatia e l’inedia sono ormai dei morbi quasi invincibile. Che almeno fosse stato mantenuto il Museo del Mare con gli ampliamenti necessari a ricordo di quella cultura morente ma anche quì si preferisce l’abbandono e la morte piuttosto che fare qualcosa.
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